La Creazione, non è un mito atemporale, essa è integrata nella storia, della quale è l’inizio assoluto, da cui parte il suo continuo divenire nello spazio e nel tempo.
Lo spazio è una realtà primaria, nel senso kantiano di a priori universale e molteplice del senso esterno, ossia l’attività formatrice delle forme esperibili, ma è anche elemento, fisico e concettuale, fondante della ricerca e della creatività dell’uomo, corpo distinto in un mondo di altri corpi, ciascuno dei quali occupa una porzione di spazio e incarna una serie infinita di segni.
Segno pittorico, architettonico, oggettuale, fotografico: ogni segno è un frammento di una più vasta totalità cosmica, ars una, dove parte dei segni precedono l’uomo e parte sono da lui creati, con i quali proietta la sua visione interiore nel mondo circostante. Nell’ambito pittorico, architettonico e del design, qui e ora, è difficile sintetizzarne la varietà e la ricchezza. Importante diventa la riflessione, non sul prodotto artistico concluso, finito, ma piuttosto sul modo del suo prodursi, sulla formazione come processo.
Ogni opera conserva una vitalità quasi fisica, essendo anch’essa un momento dell’esperienza e dell’esistenza, la realtà è un’incessante metamorfosi, il fare e il farsi sono la vita stessa. La formazione come processo dell’opera va di pari passo al processo di formazione dell’allievo, il quale deve tendere all’autonomia e alla completezza del suo essere nella realtà e apprenderla. L’operazione manuale è connessa all’operazione mentale, il fare e il conoscere sono influenzati potentemente da motivi reconditi, miti, memorie che risiedono nell’inconscio. L’immagine interiore, ideale, e la concretezza dello strumento e della tecnica sono come l’occasione per dirsi in un linguaggio nuovo, di “cose” ricreate. L’opera diventa un’unità inscindibile di pensiero e di prassi. È necessario recuperare un legame con la storia, con la lunga vicenda degli artisti che ci hanno preceduto, dare alla propria espressione un linguaggio che, pur partendo dal personale, sia aperto a una reale condivisione con gli altri. Si dovrebbe concepire un’arte che sia l’espressione di un sentimento che tesse le relazioni tra le persone, perché comunica qualcosa che supera uno stato d’animo esclusivamente del soggetto.
Condurre gli allievi alla libertà espressiva, all’esplicitazione delle mille species di arte è possibile, nella misura in cui non si tralasci d’incoraggiare, di sollecitare, una ricerca, esistenziale e personale, che vada di pari passo. Si tratta anche di far maturare uno sguardo che permetta di attingere a un livello di esperienza in cui s’incontra quella dell’altro.
Una delle sfide più importanti, che si è aperta in epoca rinascimentale, è la relazione tra il particolare e la totalità, tra l’uno e il tutto, tra l’uomo e l’Universo; è ancora attuale una riflessione su di sé in rapporto all’universo e alla cultura del proprio tempo, sullo spazio in cui il segno operativo si esplica, come luogo dell’accadimento e del dialogo. Ne consegue una riflessione sul movimento come condizione dell’esperienza del rapporto con lo spazio e sul tempo come condizione del mutamento e della percezione della forma nello spazio, il quale è soprattutto mentale, intellettuale, emotivo, significante.
Lo spazio di un’opera, che può essere un quadro, una performance, un blocco di pietra, una fotografia, un elemento architettonico, o un oggetto di design, è il perimetro di un conflitto, dello spostamento di un limite. È lo spazio della ricerca della libertà.
Alessandra Gellini
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La forza creativa non si può definire: essa permane in ultima analisi misteriosa.[…]Muoversi così lungo le naturali vie della creazione è un’ottima scuola formativa. Essa è in grado di smuovere dal profondo il creatore che, mobile egli stesso, potrà curare la libertà dello sviluppo lungo le proprie vie figurative. La genesi quale movimento formale è, nell’opera, l’essenziale.
Paul Klee